La sera del 9 Marzo, il primo giorno a casa, mi ha stupita il silenzio. Ero nella mia stanza e il mondo esterno sembrava essersi addormentato. Le finestre del mio vicinato erano illuminate, come tante sere di Marzo, ma mancava qualcosa. Il rumore. Il mondo aveva perso i suoi suoni, mancava una dimensione alla quotidianità. Non sentivo più il rumore delle auto, il suono dei passi, l’abbaiare di un cane a passeggio. Ho ripensato ai versi di un testo di Pinter “Quando tutto è silenzio, sento il mio cuore”. In quel silenzio ho ritrovato l’esigenza di guardarmi dentro. Di scoprire di nuovo un tempo per me. Di dare un nuovo spazio alle parole che nella mia quotidianità erano diventate come un sottofondo. In quel silenzio che ci ha accompagnato per mesi, lasciandoci come sospesi in una bolla al di fuori dal tempo ho ritrovato la voglia di raccontare.
Da questa premessa è nato il progetto “Con le tue parole”, confrontandoci con i miei colleghi di Etoile abbiamo deciso di scommettere e lanciare la proposta di creare un’antologia di testi legati al periodo del lockdown aperta a chiunque sentisse la voglia e, perché no, la necessità di imprimere su una pagina un pensiero o uno stato d’animo. Per circa due mesi abbiamo raccolto le parole di persone da ogni parte dell’Italia, per poi collaborare con la compagnia di Madrid Melpomene e l’associazione Bel’ Etoile di Bordeaux.
D’Istanti Di- Stanze, l’evento di apertura della stagione 2020/2021 del Teatro Franco Tagliavini di Novellara, parte da qui. Per una settimana la compagnia, sotto la Direzione Artistica di Daniele Franci, costruirà uno spettacolo legato a questa tematica. Il pubblico potrà vivere in prima persona il momento creativo delle prove, fino ad assistere alla messa in scena dello spettacolo completo. Si tratta di un evento nuovo, che vede il teatro aperto al pubblico in maniera continuativa, per questo abbiamo deciso di aprire una pagina di diario online. Uno spazio per condividere e raccontare l’esperienza teatrale di una produzione, tutti i giorno seguiremo la compagnia e la produzione con parole, foto e video.
Laura
Testi:Laura Alberti
Foto: Tamara Boscaino
Video: Willemijne Volmer
Con la collaborazione degli allievi dell’ Escola Profissional De Comérc.Externo, Portogallo
4 OTTOBRE 2020 – Giorno 1
Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica.
Giorno 1, giorno 2, giorno 3, giorno 4, giorno 5, giorno 6, giorno 7…
I giorni sono stati sostituiti qualche mese fa da un modo diverso di scandire il tempo, un tempo “grigio”. Da un giorno all’altro abbiamo iniziato a vivere in una zona indefinita, fatta di contorni sfocati. Un tempo sospeso in cui i giorni non erano più scanditi dagli impegni, dall’incidere del quotidiano ma da un suono ritmico delle lancette che segnavano il passare delle ore.
Un tempo che ci ha reso distanti, che ha separato i nostri istanti.
I miei ricordi di quei giorni oggi appaiono sbiaditi, come se i momenti passati fossero stelle che non riesco a raggruppare in costellazioni. Credo sia a causa di questa marea grigia, che ci ha travolti, che ha tolto ai giorni i loro abiti.
D’Istanti Di-Stanze si apre con Sofia, alla sua prima esperienza su palco, che gioca alla settimana.
Chi non ha mai provato negli anni a saltellare per incasellare i propri passi su una sequenza di caselle disegnate con un gessetto sull’asfalto?
Questo viaggio inizia con la freschezza di una bambina che scopre il palco per la prima volta.
Oggi alle dieci la compagnia era già pronta sul palco, nell’aria si riusciva a sentire l’energia che accompagna i momenti importanti. Era da tanto che non sentivamo quel fermento far vivere il teatro. La voglia di cominciare a costruire ed unire i tasselli a cui abbiamo lavorato tanto per mesi era lì, la si poteva sentire nell’aria.
In teatro usiamo spesso la parola “effimero”, uno spettacolo altro non è che una serie di momenti destinati a svanire che si legano e producono bellezza. Eppure un evento effimero lascia una traccia profonda, non soltanto in chi lo crea ma anche in che ne fa esperienza.
L’intento di questo progetto per noi è un po’ questo, costruire momenti destinati a svanire ma capaci di lasciare una traccia in chi li vive.
La compagnia di D’Istanti Di-Stanze già dal mattino ha iniziato a provare e costruire le scene. Le parole stampate su carta sono diventate suono, le tracce musicali hanno iniziato ad alternarsi e comporre una melodia capace di intrecciarsi alle voce e alle emozioni degli interpreti.
In mattinata sono arrivate le prime persone tra il pubblico. Avere la possibilità di essere parte delle prove di uno spettacolo non è cosa consueta, in genere il momento del montaggio è riservato a chi è parte della produzione. La prima cosa che ho notato è stata la grande attenzione della gente seduta in sala, si era creata un’atmosfera di forte ascolto, di forte condivisione dell’attimo presente. Come se in scena fosse rappresentato un segreto leggibile soltanto dai presenti.
Durante la giornata la struttura dello spettacolo ha preso colore e definizione. Mi fa sempre sorridere pensare alla separazione netta che esiste tra il tempo teatrale e il tempo quotidiano. Al mattino entri in teatro, ancora assonnato e il lavoro comincia. In quel momento è come se il tuo fuso orario cambiasse, si costruisce un microcosmo in cui tutto quello che avviene si dilata e viene scandito dai tempi di un movimento, di una parola, di una canzone.
La giornata per me si conclude con un pensiero che rubo ad uno dei testi scelti per lo spettacolo.
“Si, puoi colpire tutti, ma ad una cosa non puoi arrivare.
A questo. Lo senti?
Batte forte. Da qui fioriscono tutte le emozioni, così profumate.
Che bello sentire.
È come ritrovarsi tra le braccia di qualcuno che ti vuole bene, a cui vuoi bene”
Tornare in teatro dopo mesi è stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio, come abbracciare di nuovo qualcuno a cui si vuole bene.
5 OTTOBRE – Giorno 2
Stavo pensando ad una frase dello spettacolo “Mi sento privilegiato, ho accanto a me le persone che amo…” e mi dico caspita, non è mai stato più vero di così.
Gabriele
Il secondo giorno comincia con la consapevolezza. La consapevolezza bella di iniziare la giornata facendo qualcosa che si ama, con persone allineate a te e con un obiettivo comune.
Alle 9.00 gli attori sono sul palco per iniziare il riscaldamento, quasi tutti in silenzio. La mattina inizia con un momento di training fisico, per prepararsi al meglio alla giornata che verrà. Iniziare una giornata di prova assume quasi un significato rituale, si sveglia il corpo, si sveglia la voce ed infine si sveglia il fare creativo.
Essere un attore è un processo complesso, bisogna imparare ad addomesticare e migliorare i propri strumenti. Bisogna imparare a dialogare ed interagire con lo spazio, in funzione prima della propria presenza e in un secondo momento con quella di chi abita la scena con noi.
Lavorare in gruppo è un momento di grande ascolto e capacità di percezione dell’altro, in cui il singolo lavora in funzione degli altri, rimanendo individuo presente e partecipate ma sempre in apertura agli stimoli e necessità del gruppo.
In mattinata si lavora a lungo sulla pulizia di alcuni momenti dello spettacolo, in un progetto come D’Istanti Di-Stanze è necessario prendersi un tempo per andare a fondo ai significati che si vogliono trasmettere. Si parte con lo studio del testo, analizzandone i significati e messaggi che si vogliono dare. In seguito si da spazio alla messa in scena, al fine di unire e fondere i diversi elementi che caratterizzano una scena teatrale.
“D’Istanti Di-Stanze prende il ritmo di una giornata qualsiasi, inizia con il mattino e finisce con la sera. I momenti del giorno diventano metafore delle differenti fasi della vita, inizia con una bambina che scopre, o forse riscopre, il momento del gioco, per poi continuare a scorrere toccando situazioni quali l’adolescenza, la giovinezza, la vita adulta ed infine la vecchiaia. Mi piace leggere questo spettacolo come un delicato inno alla vita. Tante vite che abitano stanze diverse, in cui tutto il pubblico può trovare qualcosa in cui rispecchiarsi”
Daniele Franci
6 OTTOBRE – Giorno 3
Il terzo giorno inizia con un momento importante, la compagnia è in diretta su “Buongiorno Reggio” di Telereggio, la televisione locale, per raccontare a tutti i telespettatori l’andamento del progetto D’Istanti Di-Stanze. In sala ci sono degli ospiti di eccezione: un gruppo di bambini di Novellara, venuti ad assistere al lavoro della compagnia.
Credo che vedere un bambino assistere ad uno spettacolo, o più in generale ad un momento teatrale, sia sempre un momento di bellezza, nei loro occhi si può leggere lo stupore nel vedere un’azione performativa prendere forma. Nello loro sguardo c’è la meraviglia della scoperta e la curiosità perennemente in divenire per quello che accade sulla scena.
Il collegamento con Buongiorno Reggio vede anche la partecipazione del Sindaco di Novellara Elena Carletti e della Direttrice del teatro Tagliavini Stefania Artioli, che raccontano come sia provare a riprendere le attività culturali dopo i mesi di chiusura. Riprendere a fare teatro penso sia parte di quei bisogni umani che oggi più che mai risultano essere necessari per ristabilire e creare una nuova forma del vivere la socialità.
La mattina si conclude con il collegamento con la televisione, dopo il quale la compagnia ha una pausa per poter recuperare le energie per le prove del pomeriggio. Durante una produzione è importante trovare un equilibrio tra i momenti di lavoro e i tempi di decompressione. Un attore ha bisogno di tempo per elaborare un pensiero, immagazzinare concetti e stati d’animo per farli vivere al meglio sulla scena.
Vorrei condividere un pensiero di uno dei performer in scena, Simone Delvino:
“Donare un’emozione ad un pubblico non è mai un obiettivo semplice e la riuscita non è per niente scontata. Ma l’emozione che suscita nel pubblico D’Istanti Di-Stanze non è soltanto una sensazione, ma un perpetuo immedesimarsi, un rivivere il proprio trascorso durante i mesi più duri degli ultimi anni della nostra umanità. L’attore si carica dunque di una responsabilità più grande rispetto a quella usuale, una responsabilità sociale, consapevole di un pubblico forse non ancora pronto per rivivere quegli istanti. Un’esperienza attoriale carica di umanità, che demolisce lo stereotipo di performer-automa e pone l’autenticità come fondamento del suo lavoro.L’obiettivo non è solo suscitare un’emozione, ma donare alla gente la speranza di reinventarsi, di rimettersi in gioco, di ritrovare il sorriso di tutti i giorni”
Autenticità.
Trovo che sia la parola che si sposi meglio al percorso che stiamo vivendo. Una costante ricerca di espressione autentica e reale dell’essere e del sentire. Senza sconti. Sulla scena viene portata in scena la vita, momenti che hanno unito tante persone in un sentire gli eventi comune.
Si raccontano gli istanti in cui siano stati distanti nelle nostre stanze.
7 OTTOBRE – Giorno 4
Oggi il teatro Franco Tagliavini di Novellara apre nuovamente le sue porte al pubblico, con un ospite speciale. In sala per lavorare con la compagnia sarà presente Manfredi Rutelli, regista ospite del progetto, venuto per lavorare con i ragazzi per l’intera giornata.
Si respira un’energia diversa, già dal momento del riscaldamento si può sentire la voglia degli attori di confrontarsi con un modo di fare teatro differente. Nella formazione di un attore, o di un performer è importante dare spazio al dialogo tra metodi ed approcci alla materia teatrale diversi. Tutto può diventare un arricchimento in grado di creare una visione e un approccio alla scena più consapevole del vivere la scena.
“Teatro è come giocare a mosca cieca senza benda”
Questa frase è il primo input lanciato ai ragazzi da Manfredi. Tramite il gioco della mosca cieca porta gli attori a ragionare sull’importanza dell’essere credibili sulla scena. Un attore non deve interpretare per imitazione di situazioni o stati d’animo, ma partire dal proprio sentire, pescare dal vissuto e calarsi in ciò che porta sulla scena con verità.
La mattinata è rivolta allo studio e alla ricerca, uno ad uno i performer salgono sul palco per raccontare uno stato d’animo. Si crea un momento di grande ascolto e osservazione di quello che sta avvenendo nel momento presente. Manfredi cerca di accompagnare gli attori, uno ad uno, verso un esprimersi “naturale”, cercando di eliminare i costrutti non necessari al raccontare e all’esprimere.
In sala si respira un grande silenzio, è denso, carico di concentrazione e attenzione. Ogni gesto viene ragionato e ripensato con una chiave di lettura completamente nuova, assumendo sfumature e riscoprendo significati. Un attore durante le prove di uno spettacolo compie continuamente un lavoro di ricerca, combattendo l’automatismo e l’agire meccanico. Si deve instaurare un grande equilibrio tra tecnica ed emotività, sono due lati complementari del fare teatro, il primo è necessario ad avere padronanza della scena e consapevolezza delle proprie competenze, mentre il secondo è ciò che rende un attore, un essere creativo e presente a ciò che porta sulla scena.
Ricordo ancora le parole del grande Dario Fo, che abbiamo avuto la possibilità di ospitare per un incontro qualche anno fa, proprio nel Teatro di Novellara in occasione dell’apertura del Festival Teatro LAB. Fo ha definito l’attore in primo luogo come un “comunicatore”, che vive della necessità di comunicare, ma per arrivare a questo deve studiare il come farlo e soprattutto cosa vuole arrivare a comunicare al pubblico.
Lo studio, la ricerca e la continua formazione sono elementi fondamentali per la crescita umana e professionale di un performer e di un attore.
Nel pomeriggio Manfredi propone ai ragazzi un testo da utilizzare come base per costruire una scena. Il regista partendo da una prima lettura, sottolinea gli elementi fondanti della scena, confrontandosi con i ragazzi crea un contesto per lavorare sulla costruzione di quello che verrà portato su palco. Il pomeriggio è un momento in divenire di ricerca e studio, è una bella opportunità per il pubblico vedere gli attori che stanno animando il teatro in questi giorni cimentarsi in un modo di fare teatro “nuovo”, grazie al quale sarà possibile arricchire il lavoro costruito fino ad oggi per lo spettacolo D’Istanti Di-Stanze che debutterà venerdì 9 ottobre.
8 OTTOBRE – Giorno 5
Oggi è con noi il coreografo e danzatore Hektor Budlla, lavorerà con la compagnia per tutta la giornata. Sarà una giornata di scambio e crescita, in cui il corpo in relazione al movimento scenico saranno le tematiche principali di studio e ricerca.
All’interno di D’Istanti Di-Stanze è presente un quadro di Hektor Budlla. Una coreografia dal significato profondo, che lancia una chiara provocazione al pubblico. I protagonisti sono due fratelli, migranti, che hanno passato 48 giorni in mare e all’arrivo in Europa si trovano catapultati una realtà differente da quella che stavano cercando. Arrivano in un mondo chiuso su se stesso, nel bel mezzo del lockdown. Dopo 48 giorni in viaggio, “chiusi” e stipati su una barca, si trovano in un nuovo stato di chiusura. Si crea un’atmosfera claustrofobica, in cui emerge chiaramente il dolore e il senso di costrizione dei protagonisti di questo quadro.
Provare, riprovare, fino a rendere proprio un gesto o un movimento proprio. Mettersi alla prova, per cercare di esprimere un’emozione con il movimento. Trasformare il proprio corpo in narrazione.
Sono state le tematiche guida della giornata di oggi.
I momenti di lavoro ad un giorno dal debutto hanno un sapore particolare, c’è una cura nuova per il dettaglio. Una consapevolezza differente nel riprovare gesti e parole. Si ha la percezione del tempo, un tempo che sta scorrendo e ogni momento ti avvicina di un passo a quello per cui si è lavorato per giorni interi.
Nell’aria si respira il desiderio di condividere con il pubblico uno spettacolo per intero, di creare un dialogo “segreto” fatto di emozioni e sensazioni, percettibili soltanto da chi vive l’effimero momento dello spettacolo.
D’ISTANTI DI-STANZE
LO SPETTACOLO
Raccontare l’incontro con il pubblico è complesso.
Le ore passate in prova, la fatica, i progressi della compagnia vengono condensati in poco meno di un’ora.
In un’ora si crea un microcosmo, una bolla di sapone che esiste e vive per chi la crea e per chi assiste alla sua evoluzione.
Trovare delle parole per esprimere tutto questo sembra sempre riduttivo.
Concludiamo questo viaggio narrativo con alcune delle immagini più belle ed emozionanti della nostra fotografa Tamara Boscaino.
Ecco alcune impressioni degli attori sul tornare in scena:
“Essere grata. Gratitudine di essere, di essere qui e di essere con persone, amici, anime che respirano in modo così diverso da portare paradossalmente armonia.
Mi sforzo e mi forzo di accogliere tutto con semplicità come la cosa più genuina che può esserci: il sorriso di un bambino. Reimparare a sorridere con quella spontaneità che con l’età si dimentica, ma che basta guardare con leggerezza per riappropriarsene.
Appropriarsi della bellezza”
Rosa
“E se vi dicessi che il teatro insegna a volare?
Beh sì, insegna a volare accanto ai propri compagni, tutti insieme in un unico stormo, e questo meccanismo perfetto può volare solo se ciascuno segue poche, pochissime regole:
si vola nella stessa direzione dei propri vicini, stando attenti a non urtarli, prendendosene cura e proteggendoli; se il capo storno vira, al timone si troverà un altro leader in un gioco armonico di fiducia e rispetto dell’altro in cui non esiste una punta ma ciascuno lo può diventare.
E sono davvero le piccole cose a far prendere aria allo stormo. Un compagno che ti sistema le pieghe dell’abito. Una mano sulla spalla. Uno sguardo, complice. La cena tutti insieme. Le canzoni strampalate tutti insieme. Una bambina che ti stringe e che ogni volta prima di entrare in scena ti dice che il suo cuore batte forte. Un coniglietto di peluche dietro le quinte. Il dietro le quinte. Una foto istantanea, unica, irripetibile. L’essere in grado di fare un passo indietro. Il perdersi in un abbraccio. Un grazie.
Ecco, a me piace questo teatro, il teatro delle emozioni, il teatro che ti educa a essere in ascolto, presente, generoso e onesto.
Cosa risponderei alla domanda “cosa porto a casa?”
Mi porto queste piccole cose, questi piccoli gesti gentili.
Mi porto a casa la capacità di essere audaci.
Mi porto a casa la sempre maggiore consapevolezza che fare teatro è semplicemente bellissimo”
Maria Beatrice
D’Istanti Di-Stanze è stato un bel viaggio.
Grazie a tutti coloro ci sono stati
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